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Descrizione

Domenico (Domingo) Fogliacco
Nel mese di Gennaio 1871 sbarcò nella Repubblica Orientale dell’Uruguay Domenico (Domingo) FOGLIACCO, nato nel 1843 a Castelnuovo Bormida in provincia di Alessandria. Giunto in questo paese iniziò a lavorare come falegname e dopo alcuni anni (nel 1874), si trasferì nella città di Canelones (capoluogo di uno dei dipartimenti all’epoca più popolosi del paese) dove aprì un’azienda incentrata su lavori di falegnameria, costruzione di mobili e casse funebri. Migliorando di giorno in giorno la sua attività e la situazione commerciale, malgrado gli innumerevoli ostacoli incontrati, riuscì ad eccellere in campo industriale dove divenne molto apprezzato. Occupò la carica di Presidente della locale Società Italiana di Mutuo Soccorso, facendosi conoscere per il suo spirito progressista e di buon patriota. Sposato, già in Italia, con Francesca Ponti, ebbe diversi figli tra i quali ricordiamo Luisa che andò sposa a Carlos del Cioppo, prestigioso sarto napoletano. Dalla loro unione, accettata a malincuore dai genitori della sposa, nacque il 23 febbraio 1904 Americo Celestino.
Americo Celestino del Cioppo Fogliacco, conosciuto come Atahualpa del Cioppo, Direttore teatrale e pedagogista, considerato uno dei pilastri del teatro latino americano, può essere annoverato anche nella schiera dei drammaturghi, per una serie di opere teatrali scritte e pensate per i bambini.

La rilevanza centrale di questa figura è legata alla gestione e alla direzione degli spettacoli del teatro montevideano El Galpón. Le sue scenografie, sempre eleganti e polemiche, abbondavano di confronti storici e citazioni visuali raffinate. Le sue rappresentazioni miravano ad essere aperte e a trasformare la realtà circostante. Alla fine degli anni ’70 e all’inizio degli anni ’80, per pressioni dei militari uruguayani, il Teatro El Galpon dovette smettere di dare rappresentazioni: il gruppo fu costretto ad esiliarsi in Messico, dove l’azione del gruppo continuò, fino al rientro in patria alla fine della dittatura.

Ricevette il premio Ollantay nel 1978 dal ” Centro Latinoamericano de Creación e Investigación Teatral”, il premio Florencio e il Premio Nacional Cyro Scoseria uruguayo. Nel 1984 ha ricevuto la medaglia Haydee Santamaria Cuadrado dal governo cubano e nel 1991 la medaglia Gabriela Mistral dal governo Cileno.

Atahualpa del Cioppo è deceduto il 02 ottobre 1996 a La Habana. Attualmente a lui è intitolato un premio al Teatro Festival Iberoamericano di Cadice.

Don Lorenzo Gaggino
Don Lorenzo Gaggino nasce il 3 aprile 1880 a Castelnuovo Bormida (prov. AL) “sulla riva destra della Bormida, al Tanaro sposa, a circa venti chilometri a monte di Alessandria.”
Terzo di cinque figli, le prime due femmine.
Frequenta fino alla terza elementare a C.B. , sempre il primo della scuola.

Per due anni lavora la campagna con la famiglia, mentre il padre va e torna dall’America, questo per sedici anni. Lo stesso capita a un fratello, e alle due sorelle maggiori le quali là resteranno.

Gli si offre un posto nell’oratorio Salesiano di Novara, a condizione che avesse compito la quinta elementare. Si iscrive alle scuole di Cassine all’inizio dell’anno scolastico 1893: tragitto a piedi, attraversandola Bormida con il traghetto, due volte al giorno, per circa 15 chilometri complessivi. Sempre primo della classe, passa a metà anno scolastico dalla quarta alla quinta.
A 14 anni compiuti entra dai Salesiani di Novara, il 12 dicembre 1894. E’ il primo degli interni del convitto e questo costituisce un vantaggio e per il suo inserimento e per le sue future mansioni e collocazioni. L’esperienza gli varrà in futuro a dirigere gli Oratori di Vercelli, S. Saba a Roma, Frascati, Tolentino, Civitavecchia. A Novara frequenta con profitto i primi tre anni di ginnasio inferiore. Si trasferì poi a Trecate e successivamente al Noviziato di Ivrea dove, completato il quinquennio, riceve la veste religiosa salesiana, nel 1898.

A inizio 1900 viene destinato alla Casa Salesiana di Lanusei, in Sardegna.

Si diploma in Agraria presso la Regia Accademia di Torino.
Dal 1903 al 1905 è al Sacro Cuore a Roma, a studiare in attesa di una destinazione missionaria.. Nel 1903 emette i Santi Voti, restando in attesa (per almeno tre anni) di accedere al sacerdozio.

Nel 1905 si laurea in Filosofia all’Accademia San Tommaso D’Aquino (l’Angelico)in Roma
Nel 1905 parte come missionario, in nome della Chiesa e dell’Italia, destinazione Smirne in Turchia.
Un anno dopo a per quattro, dal 1906 al 1910, si trasferisce nella capitale, a Costantinopoli (Istanbul). Durante questa permanenza viene finalmente ordinato SACERDOTE , nell’isola dei Principi, nella baia che fronteggia Costantinopoli.

1910/1911 ritorna a Smirne.

Rientra in Italia, dal 1911 al 1915, prima a Novara e poi a Vercelli. Qui vive una delle pagine toste della sua vita, dove Dun Lurens diviene conosciuto, rispettato e anche temuto.
Allo scoppio della guerra, 24 maggio 1915, viene richiamato (era ancora sotto leva) e mandato a Torino alle scuole Coppino, a trentacinque anni, in una caserma di reclute. Da qui trasferito all’Ospedale Regina Margherita, viene nominato Cappellano Militare dell’Ospedale, e qui resta per tutto il periodo della guerra, e forse oltre. Periodo ricco di esperienze umane, organizzative, religiose e di rapporti con i superiori militari.

Nel 1917 consegue il diploma magistrale a Torino.
1919, 2 aprile, congedato, arriva a Roma, dove viene assegnato come vicario alla Parrocchia di San Saba, e qui resta dal 1919 al 1924.
Da San Saba venne trasferito all’Oratorio di Frascati ove restò sino al 1927.
Poi Tolentino (1927-1930), Civitavecchia (1930-1932)
Da qui si trasferì in via Tuscolana, all’ Opera PIO XI, da dove iniziò la sua attività di predicatore in novene, tridui, esercizi spirituali, su tutto il territorio nazionale, attività che continuerà ancora al ritorno dall’Africa, finchè la salute glielo permise.
1935/36 si arruola volontario, come Cappellano Militare, nella guerra in Eritrea. Destinato inizialmente a Debaroà, oltre Asmara, venne dopo poco assegnato a Massaua, nell’ospedale “Umberto I”. per circa nove mesi, e dopo Nefasit, periodo in cui arrivò la fine della guerra.
Rientra quindi in Italia come Cavaliere della Corona d’Italia. Nel 1939 gli viene assegnata in Libia, nella provincia di Derna, la parrocchia di Tobruch. Alla situazione religiosa locale, definita da Don Lorenzo disastrosa, si aggiunge nel 1940, 11 giugno, lo scoppio della guerra. La città di Tobruch, con la sua base navale, verrà bombardata per anni e qui resiste e opera, tra bombe, macerie e ogni rischio Don Lorenzo. Danni ripetuti alla canonica e alla Chiesa, ma il prelato continua la sua opera instancabile tra civili e militari, a confortare, sostenere, assistere feriti e moribondi confidando nella protezione divina.
Nel 1942 è ancora presente nel villaggio “G: Berta”, fuori Tobruch, prigioniero degli inglesi e da questi nominato podestà per amministrare i “residenti”, italiani e arabi.
Al rientro dalla guerra ritorna in Via Tuscolana.
Colpito da trombosi il 27 gennaio 1959, rimase per oltre 7 anni, impedito nel corpo e nella favella, nel letto della camera al secondo piano dell’infermeria dell’Istituto del Sacro Cuore in Roma.
Nei primi anni della malattia e sino al 1961 scrive, con un solo dito, con una macchina dattilografica olivetti, poesie, commenti in versi al S. Rosario, la raccolta “Cronache e Pensieri” del periodo.
Muore il 23 marzo 1966, a 86 anni di età e 59 di sacerdozio. Dopo i funerali celebrati nella Basilica del Sacro Cuore, riposa in Roma al Camposanto del Verano.

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